Il lavoro di aratura consiste nel girare il terreno fino a una profondita che dipende dalla macchina e dalll'aratro utilizzato. Lavori di aratura con motocoltivatori possono arrivare a profondità di 20-25 cm mentre, aumentando le potenze con trattori specifici si puo arrivare a 80 cm
Possiamo quindi capire che per qualunque macchina non è un operazione leggera da affrontare.
Il lavoro dell'aratura ha lo scopo di porate sopra batteri e funghi anaerobi che si trovano negli strati inferiori del terreno , inoltre interra la microflora superiore, questo lavoro risulta importantissimo per la coltivazione di qualsiasi varieta' sia essa orticola, cerealicola o in previsione di impianto nuovo di oliveto , vigneto, frutteto.
I microrganismi che si trovano nel terreno sono essenziali per le orticole e permettono alle piante di nutrirsi, la corretta presenza di batteri , quindi, permette di non sviluppare marciumi dannosi.
Quindi il lavoro di aratura non va fatto mai dopo il trapianto su orticole in crescita.
La vangatura di cui spesso si sente parlare ha lo stesso effetto dell'aratura.
ALTRE INFO SU ARATURA
La sezione del terreno generata dall'avanzamento dell'aratro è tagliata verticalmente dal coltro e orizzontalmente dal vomere. La sezione del terreno viene sollevata dal vomere e accompagnata dal versoio nella sua rotazione
E’ una pratica indispensabile soprattutto in terreni non coltivati da anni ed in ogni caso in presemina o pretrapianto.
Per appezzamenti dove questo lavoro è impossibile farlo manualmente si usa il trattore o in taluni casi il motocoltivatore. Sicuramente va utilizzata una macchina con un buon rapporto peso potenza e una potenza non inferiore a 14 cv
Il lavoro di aratura va effettuato in autunno fino a febbraio, facendo attenzione che il terreno non sia troppo freddo , ghiacciato o troppo bagnato.
Una volta arato, il terreno deve riposare per almeno un mese dopo averlo concimato e arricchito di eventuale sostanza organica puo’ essere fresato o in ogni caso trattato al fine di rompere eventuali zolle ..
