Biotrituratore a scoppio

 

Come abbiamo scritto su altri articoli del nostro blog , un biotrituratore riduce in piccoli pezzi  il materiale inserito ( prevalentemente legnoso) tramite tamburo o dischi dentati a seconda del modello

La riduzione in piccoli pezzi e' detta anche cippatura , una macchina biotrituratrice  necessita quindi di un motore tarato per il lavoro che deve svolgere;  questa energia motrice puo' essere fornita da un motore endotermico (a scoppio o diesel) o elettrico, o anche dalla presa di potenza di una trattrice.

la differenza da un biotrituratore o una cippatrice risiede  nella tipologia di frantumazione riconducibile a 2 grandi famiglie: a   tamburo o a disco a alle dimensioni del materiale finale.

cippato e scaglie legno

Esistono biotrituratori con  versioni a disco portacoltelli e controlama, e altre con più dischi portacoltelli.

L’apparato di frantumazione a tamburo consiste in un rotore su asse orizzontale su cui sono inplementati martelli in acciaio, specifici per la riduzione in frammenti o scaglie , oppure denti ed anche coltelli. Ciò dipende sostanzialmente dal tipo di materiale da trattare e dal prodotto che si vuole ottenere.

 

In alcuni modelli le tramogge sono due, una per alimentare l’apparato macinante a martelli, l’altra per cippare la ramaglia più grossa attraverso l’apparato a disco portacoltelli. in questo caso il materiale derivante e' molto piccolo e puo essere utilizzato pe ralimentare per esempio una pellettatrice.

Lavori di pulizia di viali con decespulgiatori professionali ,  aree periferiche, canali dove vanno rupulite sterpaglie  difficili come rovi o canne, producono  materiale idelae per un biotrituratori, questo ridurra il volume e la gestibilita' di tali residui.

Lavori di potatura su oliveti e frutteti  e tagli con motoseghe professionali, producono residui molto ingrombranti con sezioi fino a 15 cm;

se l'operatore non desidera sfruttare tali residui come legna da ardese, si possono ridurre in materiale organico tramite biotrituratori professionali a scoppio o pto, con potenze grosse anche di 50 hp.

 

Per conferire una maggiore versatilità e performance vengono costruiti biotrituratori quindi con piu' tramogge: una per rami e ramaglie minuti (diametro di 18/32 mm) che va ad alimentare il gruppo macinatore a martelli; l’altra per i rami con diametro maggiore (sino a 120/130 mm), che va ad alimentare il disco portacoltelli laterale.

da valutare anche il volume o capacita' di lavoro di una macchina biotrituratrice , alla  base di questo dato vie ' la potenza di alimentazione.

Nei modelli più piccoli (capacità di lavoro 5-6 m3/h), le potenze richieste sono di 6-9 kW per i motori elettrici e di 8-10 kW per quelli a scoppio; per le macchine di maggior capacità (sino a 12 m3/h), le potenze quindi di cui si necessita variano dai 18-22 kW per i motori elettrici e di 25-30 kW per i motori Diesel.

biotrituratore zanon a scoppio

dal 2020 si sono sempre piu affermate macchine biotrituratori cippatori , ovvero che danno come prodotto un materiale adatto in dimensione e umidità alla produzione di pellet

in media i fori finali di tali macchine sono di 6-8 mm e queste fanno quindi da filtro e selezione, in questo caso parliamo di macchine accoppiate : biotrituratore del tipo sopra descritto (capacità 6-7 m3/h), una pellettatrice con capacità da 50 a 80 kg/h di pellets del diametro di 6 mm, che richiede una potenza elettricae di 4 kW (trifase) o una trattrice da 20 kW.

Arriviamo quindi al nocciolo del nostro approfondimento; ovvero che per avere una potenza  media ottimale per una macchina professionale, occorre una alimentazione di circa 20 kw ovvero  optare per una alimentazione a scoppio , con motori benzina o diesel.

Questa soluzione riosulta ottimale,  abbassa i costi di consumo  ( di norma motori piccoli di 5- 15 hp hanno consumi ridicoli)  e performance di lavoro alte.

 

Biotrituratori a scoppio catalogo

Sempre più diffusa è la soluzione “no stress”, attuata attraverso un dispositivo elettronico in grado di regolare, in modo automatico, l’alimentazione del materiale evitando sovraccarichi.

Per ridurre maggiormente i consumi e, conseguentemente, anche l’emissione di CO2, vengono proposte macchine nelle quali il regime del motore e' gestito da sensori sofisticati.